L’officina del cavaliere

2019_02_26 Yastrebovka

Viktor Vasilecich

Con queste giornate corte ogni perdita di tempo potrebbe comportare una notte senza fieno. Ho provato a cercare una strada segnata sulla mappa e ho perso due ore girando a vuoto in un villaggio dalla geometria sparsa: ogni via verso la steppa é coperta da più di un metro di neve.
Il sole intanto andava avanti dietro le nuvole e noi ci siamo dovuti rassegnare alla strada nazionale. Non c’è altra soluzione per i prossimi quattro chilometri. Con la neve, oltre ai camion ci sono gli spazzaneve e i cavalli sono arrivati stanchissimi perché la paura li mette ko e il bordo strada è una lastra di ghiaccio che li fa camminare con circospezione e non mette nessuna allegria.

Il fieno nella slitta mi faceva un po’ paura e ho mostrato la mia perplessità. Viktor ha detto di non preoccuparmi che quando sarebbero andati via, avrebbe chiuso il cancello e non sarebbero potuti andare lontano.

Viktor Vasilecich lo conoscono tutti e quando ho visto i suoi cavalli era proprio lì che gli portava da bere.
L’ho chiamato per nome, si é girato sorpreso, i cavalli si sono girati tutti verso di noi, guardandoci con il suo stesso sguardo.
Siamo arrivati all’officina e mentre lui e il figlio Sergej spostavano la slitta per riempirla di fieno, ho cominciato a dissellare con calma. Come sempre é arrivato qualcuno che ha iniziato a spiegarmi come dovevo fare. Alla terza parola di troppo é arrivato Viktor in mio soccorso:
-ma non vedi che questa donna sa cosa deve fare?
Fine del tormento.
Hanno liberato una parte del tavolo da lavoro e ci hanno steso una cerata per apparecchiare con un bollitore per il té, hanno caricato la stufa dell’officina e mi sono passata la sera al caldo ascoltando i cavalli tritare fieno.
Ci sono state delle visite dopo cena: é venuta a trovarmi Valentina, la sorella di Viktor. Lei lavora in una fabbrica di salsicce e domani deve partire presto. Ha portato una scatola di cioccolatini.
Invece no, al mattino oltre a Viktor sono arrivate altri sette uomini, tutti dall’aria giusta e lo sguardo diritto. Mentre ingrassavo gli scarponi e cominciavo a sellare, sembrava che tutto fosse al rallentatore: uno portava acqua per i cavalli, un altro mi accompagna a vedere i cavalli del recinto. Sembrava tutto frenato. Quando ho creduto di ringraziare e salire  in sella é arrivata una macchina di corsa ed è scesa Valentina. Capezza, longhina, sella, testiera e siamo in strada tutte e due. Si é presa un giorno di ferie, ha sellato Aurora, la sua cavalla e ci ha accompagnati per due ore da un villaggio all’altro. Che bello, questo sí che é un regalo!

Valentina

Lascia un commento