Guardando la luna

Una sera della scorsa estate, di venerdì, finito di lavare i piatti, guardavo la luna specchiarsi nel lago. Miro era vicino a me e, guardando il fumo che volava via dalla sua sigaretta, cominciò a raccontarmi questa storia:
E’ da anni che deve andare a Maffiotto a ritirare una scala di larice, eredità di Luigi Anselmetti morto nel suo letto all’età di 102 anni il giorno 11 novembre 1985. Miro ha in tasca la lettera fattagli pervenire dal notaio nei giorni di Natale di quell’anno ma fino a quest’estate non ha raccontato a nessuno questa storia e non è neanche mai andato a prendere la scala di larice. Ha solo letto e riletto ogni giorno questa lettera fino a saperla a memoria e quella sera mezzo ubriaco chissà perchè me l’ha recitata.:
<C’era un tempo in cui la luna era così vicina alla terra che con poca fatica si poteva arrivare a salirci con una scala.
Si doveva arrivare con una barchetta proprio lì sotto e quando era più vicina bastava appoggiare la scala e salire..
Raccontano di un viaggio straordinario intorno al mondo in 80 giorni
salendo sulla luna bastavano 28 giorni per fare proprio tutto il giro e tornare proprio sopra il colle del Moncenisio, bastava mettere nello zaino pane, salame e un po’ di frutta e poi sulla luna si trovava tutto quel che poteva servire a passarsela bene per un mese guardando dall’alto i leoni e grattando la testa alle giraffe. Io non l’ho visto, ma mio cugino in uno di questi giri sulla luna ha visto un drago rosso davanti a una caverna sotto una montagna che era proprio dall’altra parte del mondo.
Cose d’altri tempi, non so neanche se i draghi possano più esistere in questo mondo qui così lontano dalla luna. Ora sembra che l’unico modo rimasto per salire sulla luna sia tuffarsi nel lago quando lei va a specchiarsi.. ma in questo modo non si riesce a fare il giro del mondo.
Dicono di sì, dicono di no, ma quando sei passato di qui l’ultima volta ti ho fatto vedere questa scala. La prendevo per salire sulla luna dal lago delle Savine, a quel tempo la luna passava così radente al suolo che ci si poteva anche saltare sopra dal Giusalet dal Malamot o dal Rocciamelone, ma era un po’ pericoloso e qualcuno l’ha mancata ed è saltato nel vuoto andandosi a sfracellare. Io ho sempre usato la scala, forse non sono troppo coraggioso.
Ora nessuno crede più a questa storia, il mondo si è riempito di scienziati che con i loro computer fanno un sacco di calcoli. Mi sembra che quando ti ho raccontato questa storia tu mi abbia creduto. Forse non sei uno scienziato, forse sei di quei pochi che accettano ancora il mondo al di là delle quattro operazioni. Vorrei lasciarti questa scala di larice, perchè caso mai la luna tornasse ad avvicinarsi a questo basso mondo, tu possa provare a salire. Non posso farti vedere come si fa perchè domani o dopodomani sarà ora che io vada in cielo per un’altra strada.
in fede
Luigi Anselmetti
9 novembre 1985>

Il giorno dopo mi sono fatta prestare un’auto, ho caricato Miro e la lettera e siamo andati a cercare la casa di Luigi Anselmetti, ormai abitata da un frassino che crescendo ha sfondato il tetto.
La scala c’era ancora e ce la siamo portata giù, anche se qui nel fondovalle difficilmente la si potrà usare per raggiungere la luna. In attesa del giorno in cui la luna tornerà ad avvicinarsi, Miro me l’ha lasciata in custodia.
Forse questo mondo al di là delle quattro operazioni è ormai più lontano della luna, forse una marea lo riporterà indietro un giorno, spero che quel giorno Miro venga a chiedermi la sua scala e vada a vedere il drago rosso davanti alla sua grotta.

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