Città di confine

Olgi: nel nulla pieno di bellezza. Farwest della Mongolia.
Olgi: nel nulla pieno di bellezza. Farwest della Mongolia.

2017_09_28 Olgi
Immaginare il giorno in cui è nata una città in questo posto è come immaginare quello in cui qualcuno deciderà di andare a vivere su un altro pianeta. Immaginare queste lande rocciose foderate di erba e di greggi al pascolo in questa stagione è moltbo difficile: ogni filo di erba è stato mangiato.
Nella sua distanza da ogni cosa Olgi è molto bella ma non c’è traccia di cavalli. Ho trovato solo uno zoccolo putrescente in un mucchio di rifiuti. Credo che non molti anni fa fosse normale incontrare gente a cavallo in città, adesso persino le moto sono rare.
Ho l’impressione che la fine del mondo che cerco qui sia già passata e dimenticata e questo mi rattrista molto.
Nei prossimi giorni si terrà sulla collina a est del villaggio il festival delle aquile: una gara in cui falconieri a cavallo lanciano le loro aquile a caccia di lupi. Dal numero di occidentali presenti in paese, ho l’impressione che sarà un momento museo in cui far rivivere agli spettatori le briciole di un mondo scomparso.
Arrivando qui e trovando poche gher a parte quelle per i turisti, nessun cavallo e un signore mongolo che mi invitava al festival indossando un cappotto nero con 4 gemelli ai polsini, ho avuto un brivido. Quando ha interrotto la conversazione per rispondere all’iPhone con l’auricolare wireless, l’ho salutato con la mano e sono fuggita.
È sacrosanto: perché dovrebbero continuare a vivere come hanno vissuto per millenni, dal momento che ogni straniero che arriva in questo far west sembra cosí ricco e felice? Per far pensare al mondo che da qualche parte esistono ancora dei nomadi? Perché combattere il freddo con la stufa in una tenda senza finestre, quando esiste l’impianto di riscaldamento donato decenni fa dall’URSS?
Il passo successivo quale sarà?

Svuotare un deserto è un attimo, far fiorire un deserto è un’ impresa.

Gher di città
Gher di città

Una storia dalla Manciuria sul senso della Natura

Yanp Hu. Mancese. Trapiantato nella Cina produttiva dove a sua volta, per vivere, produce. Allestisce materiali per ottenere biciclette pieghevoli che partono in gran parte verso il mercato occidentale.

– Ma lo sai dov’è la Manciuria?
– E tu lo sai il cinese?
– Sí, lo scrivo anche.
– Eh, ci sono parecchie lettere da imparare!
– Sí, ognuna è una storia.
– Noi ne abbiamo solo 21
– Neanche 25?
– No, se non si contano le parole straniere. Siamo poveri di lettere!
– Le storie le avete lo stesso.
Poi gli ho chiesto cos’era successo in Manciuria con il comunismo.
– come viveva prima la gente?
– Di caccia e soprattutto di pesca. Tra le tradizioni della mia gente c’era la caccia con le aquile.
– Tu sai cacciare? No, con l’arco no, tutto quello non c’è più. Non ci sono neanche più gli animali. L’orso è estinto, il lupo anche, prima di tutti la tigre e anche gli altri animali sono scomparsi.
– Sono stati i mancesi a farli fuori?
– No, sono stati i soldati, se vai nella Manciuria russa li trovi ancora tutti: la tigre, l’orso e il lupo e tutti gli altri.
– Ma ancora adesso funziona cosí?
– No, adesso sono protetti, tanto non ci sono più.
– Se in Russia ci sono ancora, torneranno anche in Cina, ci metteranno meno di quanto non si possa immaginare ma sarà comunque troppo. Quando torneranno nessuno sarà più abituato alla loro presenza.
– Non so se torneranno. So che intanto, con le restrizioni sulla caccia è stata interdetta anche quella tradizionale con le aquile.
Ogni anno in questo periodo viene in Mongolia per ‘stare lontano dalla Cina’, l’inquinamento laggiù è insostenibile e l’unico modo per non subirlo è allontanarsene.

Mister Zhao.  Foto Yanp Hu.
Mister Zhao.
Foto Yanp Hu.

Qui di seguito lascio leggere a chi ne avrà la curiosità un documento da lui pubblicato in inglese per raccontare che cos’è la Manciuria a chi non lo sa.

https://lh5.googleusercontent.com/wuTP2KyfEsNOvqN7yonoDGXizCmq0mODbEd9cytvnh5oE1FVO92fUZAGx0rGg_clCruCNVa9RxTKtVxxH9hqZXSBwPmh1wE_gwnkD9hFUcwAgldO5sUP_cRgM_4ccgdG8MVsv3O

L’unica cosa che sapevo io era una storia raccontata da Walt Disney cartoon con il film Mulan: delicato, poetico, apparentemente attinente a una storia vera, ma lui non ne sapeva niente.

UB

l'antico nome della città è Urga: Grande Accampamento. Ulan Baatar viene con Il dominio russo. Il comunismo non precede i nomadi. Casermoni prefabbricati pretendono di sostituire le gher per decenni senza riuscirci. Il post comunismo reimpose la città di grattacieli. Non può torn are Urga. Rimane Ulan Baatar, nel nome di un eroe che è solo più una statua.
l’antico nome della città è Urga: Grande Accampamento. Ulan Baatar viene con Il dominio russo. Il comunismo non prevede i nomadi. Casermoni prefabbricati pretendono di sostituire le gher per decenni senza riuscirci. Il post comunismo reimpose la città di grattacieli. Non può torn are Urga. Rimane Ulan Baatar, nel nome di un eroe che è solo più una statua.

Ulan Baatar: capitale della Mongolia. Significato: Eroe Rosso. Sukhbaatar: colui che ha salvato la Nazione mongola rimettendola ai ‘liberatori’.

UB per gli amici. ‘You Be’. Che tu sia. Uno strano imperativo nell’acronimo anonimo assegnato dai nuovi ‘liberatori’ .

E Il cielo è sempre più blu
E Il cielo è sempre più blu

un regalo fuori del comune

aria di steppa
2016_08_22 Cresta dell’Assietta. Aria di steppa

ero in cima alla scala e stavo dando il bianco al soffitto. era mattina. è suonato il telefono. era Betta.
anni fa l’avevo accompagnata a cavallo per discendere la Val di Susa sulla mia solita autostrada. le avevo raccontato il sogno di voler partire a cavallo dalla Mongolia fino a Cracovia.

-ho due biglietti gratis andata-ritorno per la Cina, ho deciso di regalarteli perché tu possa andare un passo avanti con il tuo progetto.

non so come ho fatto a non cadere dalla scala e non riesco ancora a credere che domani inizierà la ricognizione per il grande viaggio che sogno da tanto tempo.

è solo un passo. per compiere l’impresa mancano ancora molte cose e non è detto che vada in porto.
so questo: nel prossimo mese conoscerò i cavalli con cui se tutto andasse bene potrei attraversare il Mare d’erba. so che se non fosse per Betta, questo non sarebbe stato possibile.

Sentieri da lupi LIBRO

 

Paola Giacomini, Sentieri da Lupi, Blu edizioni
Paola Giacomini, Sentieri da Lupi, Blu edizioni

da ottobre 2017 comincerà la distribuzione del libro

SENTIERI DA LUPI

Carrellata di incontri ed episodi raccolti lungo un viaggio a cavallo. L’idea era di ripercorrere attraverso l’intero arco alpino la strada del lupo sloveno che sta ricolonizzando le alpi da est e si è ricongiunto in Lessinia al lupo appenninico formando il primo branco misto di queste popolazioni.
I lupi sono stati scacciati per oltre un secolo e raccontare la storia di questa fiera temuta dalla quotidianità di chi si scontra con la sua fame e riverita dalle canzoni di chi ne ammira la libertà con la voce di chi li conosce e frequenta il loro ambiente, è un modo per ‘fotografare’ le Alpi di oggi.
Sono storie di pastori, margari, bracconieri, cacciatori, guardiaparco, naturalisti, biologi e poeti che vivono nelle Alpi e amano, odiano, cercano o sfuggono i lupi, collegate da episodi del viaggio che li hanno resi possibili.
L’itinerario percorso per compiere quest’impresa è stato strettamente alpino. Il mezzo pensato per percorrerlo è stato
una cavalla, Isotta Raminga, abituata a superare ostacoli, percorrere lunghe distanze e vivere tranquillamente in luoghi selvaggi. Grazie a lei è stato possibile effettuare quest’indagine, bivaccando fuori dalla civilizzazione e percorrendo sentieri da lupi.

Paola Giacomini
nata a Torino nel 1979, si laurea in Scienze e Tecnologie agrarie nel 2005, ha sempre cercato anche entro confini urbani, ogni minima possibilità di avventura.
Si è trasferita appena possibile fuori città dove può permettersi il lusso di partire da casa a cavallo e di incontrare persone che le possono insegnare le raffinatezze della vita all’aria aperta.
Con Isotta Raminga, la cavalla con cui vive dal 2005, ha compiuto diversi viaggi a cavallo tra cui il più importante per distanza e tempo è stato quello a Santiago de Compostela partendo e tornando da casa seguito da altri sette tra i cinquecento e i duemila chilometri di cui l’ultimo è quello raccontato in questo libro.