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Gher dei cinque animali

Come ogni volta che vede qualcosa che non conosce, Azimuth é stato subito sicuro che quello fosse un drago ed è stato impossibile convincerlo che era solo un cammello, erbivoro come lui.
Mi sono accampata dietro la gher, su una gobba asciutta che guarda sul lago a ovest e sulla sorgente a est. Erba buona, nessun pensiero per l’acqua e intorno Mongolia densa.
Questa famiglia ha un cammello, una cavalla, qualche mucca con vitello e innumerevoli capre e pecore. I mongoli sono fieri di essere il popolo dei cinque animali. Tante volte, quando ne ho nominato uno in mongolo, bambini e anziani hanno continuato il ritornello: тэмээ, мѳрь, үхр, яма e хѳн, cammello, cavallo, mucca, capra e pecora. Da ognuno di loro viene qualcosa che rende queste famiglie autonome nella cellula del loro танаэ (accampamento).

Linea di mungitura delle capre.

Qui c’erano tutti.
La cosa che più mi ha stupita peró sono state le capre: vengono munte una volta al giorno e danno una quindicina di litri di latte in tutto ma in questa economia vale comunque la pena di partire a cavallo per portarle alla linea di mungitura e impiegare il lavoro di tre persone per raccogliere il latte.
La linea di mungitura é una corda senza neanche un picchetto buttata in mezzo a un prato, a cui vengono praticamente cucite a due a due, testa contro testa tutte le capre che devono essere munte.
Dal momento in cui vengono legate a quello in cui vengono liberate e corrono dai capretti per fargli finire il lavoro, passa meno di mezz’ora.
Nel frattempo la corda della cavalla é legata alla fune che tiene insieme tutte le capre.
Erano in tre a mungere: madre, padre e figlio maschio di sette anni mentre la figlia femmina era nella gher a riordinare e guardare il terremoto del fratellino più piccolo di tre anni.
Il sole é andato via dalla valle mentre le capre arrivavano e il buio l’ha coperta quando il latte é arrivato alla gher.
Le mucche ruminavano, il cammello era al pascolo, capre e pecore si stavano coricando a est della gher. L’ultima a finire la giornata é stata la cavalla che é stata dissellata quando ormai era notte.
Al mattino, mentre partivo, mi hanno regalato una bottiglia di coca cola e una tavoletta di cioccolato per il viaggio. Non era concesso rifiutare.

Il taccuino magico

Ehnee sta disegnando una stella alpina

Un regalo di Ehnee: un taccuino di carta fatta a mano pieno di frasi in mongolo per poter comunicare con i nomadi. A lui lo aveva regalato un belga fiammingo in viaggio in Mongolia a cui lo aveva dato un ragazzo americano che lo aveva a sua volta regalato un amico che lo aveva tenuto in un cassetto per anni in ricordo di un viaggio in India in cui un inglese glielo aveva lasciato dopo averlo acquistato in Nepal. Nessuno di loro ci ha mai scritto niente.

Se farai leggere queste parole ai nomadi capiranno che sei come loro e ti faranno stare con loro

All’improvviso dopo anni di giri per il mondo, Ehnee lo ha dato a me con queste frasi utili, due pagine in cui è descritto il mio progetto e molte pagine bianche che si stanno riempiendo di disegni, nomi e date dei nomadi che incontro finalmente davvero da quando sono ripartita da sola da Tsetserleg con Azimuth e Tgegherè.

Continuiamo in tre

La guida si è rivelata un disagio. Non aveva senso continuare così.
C’è Ehnee che mi copre le spalle da Tsetserleg, lo posso chiamare anche quando non prende il telefono per traduzioni volanti. Partecipa al viaggio occupandosi di Graffio che rimarrà in montagna nel suo branco.
È andata così. Per varie vicende l’ingombro della guida non mi permetteva di incontrare le persone.
Sto cercando di adeguarmi al viaggio con due cavalli, ogni tenda è un incontro e il taccuino somiglia a una bacchetta magica perché sta trasformando questa lingua molto difficile in un modo per chiedere alle persone di mostrarmi quello che amano di più : la loro terra, i loro animali, il loro mondo.

Stavo per partire, sono arrivati i bambini, prima di qua, poi di là, poi scappavano, poi tornavano. Poi sono arrivati con la nonna e mi hanno invitata a stare da loro e ormai è notte fonda e resto qui.