Archivi tag: M13

Una storia delicata

2016 07 07 Livio Costa
Guardapesca e guardiano della selvaggina. Val Poschiavo.

Livio Costa

Cinque o sei anni fa, quando i lupi hanno cominciato ad arrivare, se si trovavano carcasse di animali feriti di fresco si inviavano campioni di saliva per l’analisi del DNA allo scopo di monitorarne la presenza. Adesso si sa che animali in dispersione possono venire e fermarsi qui e nel momento in cui sono presenti si agisce.
La prima carcassa da cui è stata accertata la presenza del lupo era una cerva. È successo quattro o cinque anni fa. A vederla così non mi capacitavo di come un animale così forte e in forma potesse essere stato preso: è stata azzannata a quindici metri da dove stava dormendo. Abbiamo posizionato la fototrappola sul posto per vedere se tornava ma non si è più fatto vedere. Quel lupo arrivava dal Canton Ticino come quello che si è stabilito sugli alpeggi verso il confine italiano l’estate scorsa e che ha predato una ventina di capi di pecore solo al di qua della frontiera, quanti ne abbia presi di là non lo so, sicuramente aveva meno difficoltà di noi a passare da un paese all’altro. Non abbiamo nessuna immagine, nè foto dirette nè da fototrappola, esserci c’era, lo raccontano i danni che ha fatto e le analisi del DNA, il lupo è un ombra.
Quest’anno non è ancora capitato nulla, o perché le greggi sono salite tardi o perché quest’anno ha preso altre vie.

È più difficile proteggersi dall’orso che dal lupo, non ci sono azioni di disturbo valide tra quelle che si sono provate, l’unica sarebbe l’impiego dei cani da guardiania ma non incontra il favore degli allevatori. Mettere gli animali nel recinto elettrificato funziona finchè non riesce a trovare il punto dove infilarsi, può succedere che passi sotto il recinto e allora diventa come un tasso, si appiattisce completamente al suolo e passa sotto. Se c’è la corrente c’è solo la sperare che la prenda sul naso, è l’unico punto sensibile: la pelliccia che ha oltre a isolarlo dal freddo e dal caldo lo isola anche dalla corrente.
Con M13 che era molto promiscuo e se ne infischiava di tutto, abbiamo visto che neanche colpendolo con proiettili di gomma lo si distoglieva dalle sue intenzioni, solo con i proiettili illuminanti si riusciva a spaventarlo. Una volta che eravamo riusciti a distrarlo così, siamo rimasti ad aspettare per vedere cosa succedeva e dopo venti minuti era di nuovo lì. Era totalmente anarchico oltre che intelligente.
In alta montagna e nei boschi è successo alcune volte che dopo averlo casualmente incontrato, dapprima si allontanava ma poi, incuriosito, ti seguva a distanza per qualche minuto, non lo faceva per farti a pezzetti, lo faceva per vedere dove stavi andando e per verificare le tue intenzioni. Allora gli passava l’interesse e se ne tornava a farsi i fatti suoi. Ovviamente un orso così che senza pudore si metteva a seguire le persone per gioco, ha messo tutti sul chi va là e nel giro di poco erano tutti preoccupati.
M25 al contrario , anche lui giovane come M13, era molto schivo, difficile vederlo se non con la telemetria, era molto più grosso e si comportava in maniera diffidente e schiva. Un giorno con telemetria lo abbiamo trovato in zona Monte Lago a Livigno, la mattina seguente era già in Val di Campo dove abbiamo potuto più volte osservarlo. Lo abbiamo atteso su di una grossa pietraia, appena arrivato, a ca. 70 m di distanza, M25 ci ha scoperto con l’olfatto. Si è girato verso di noi e poi è subito fuggito e si è allontanato per diversi chilometri.

Livio Costa in servizio mentre rileva la posizione di un radiocollare con la telemetria.
Livio Costa in servizio mentre rileva la posizione di un radiocollare con la telemetria. Al suo fianco il cane da traccia con cui lavora in totale sintonia.

Questa primavera abbiamo trovato una carcassa di cervo che presentava segni di consumazione e attorno si vedevano alcune impronte di orso nella neve, appena cominciata e ho posizionato un paio di fototrappole e raccolto campioni di feci per la prova del DNA. La notte stessa l’orso sconosciuto è tornato per mangiare e, incuriosito dalla fototrappola, si è avvicinato facendola attivare e facendo scattare il “fläsch”. Questo è bastato a spaventarlo. Una settimana dopo è ritornato in zona ma non ha più consumato alla carcassa del cervo morto. Da allora non abbiamo più avuto sue notizie. Dai campioni di feci si è solo potuto affermare che si trattava di un orso, che però non è stato identificato. Dalle immagini scattate dalle fototrappole, questo orso sembrava più grosso e adulto di M13 e M25.

Per la gente che vive lontano da qui il lupo è antipatico e l’orso è simpatico. In queste valli chi non è contadino lo è stato per generazioni e di conseguenza per loro i grandi carnivori sarebbero da eliminare tutti, sia quelli simpatici che quelli antipatici.
La conduzione dei pascoli è principalmente brada, di solito le greggi non superano i cento capi che vengono portati in alpeggio e controllati forse una volta alla settimana. Sia le persone che le pecore non sono più abituate al lupo e non si mettono nelle condizioni di difendersi. Nel ripido sarebbero più difficile da colpire ma loro riposano nel piano, i cani da guardiania sarebbero il metodo più efficace per difenderle. Purtroppo gli allevatori In linea di massima tendono comunque a non accettare l’uso dei cani nè delle altre misure di prevenzione perchè vorrebbe dire accettare il lupo o peggio ancora l’orso. Da non sottovalutare è il problema del turismo in relazione ai cani da protezione delle greggi.
I contadini vengono sovvenzionati per esempio per falciare i prati in quota dopo una certa data per permettere la piena fioritura di più specie possibili e proteggere la biodiversità. Lo fanno. Il lupo è biodiversità. È tornato e va protetto così come l’orso che si sta comportando come ha sempre fatto nei secoli. Qui non ci sono mai stati orsi stabili, sono sempre arrivati dal Trentino al seguito delle greggi, anche adesso è così, salgono quando ci sono animali al pascolo e poi se ne vanno. Questa è una montagna povera, non c’è abbastanza da mangiare per una permanenza stabile di una popolazione di orsi, né frutta, né noci o ghiande.

Quando si è trattato di abbattere M13, l’incarico è stato assegnato a noi. Lo avevo seguito da quando è arrivato, conoscevo le sue abitudini, stimavo la sua intelligenza, riconoscevo la sua forza. Era così forte da potersi permettere di giocare con il mondo intero e si capiva che per lui era un normale. Di fronte all’orso nessuno è invincibile. Nonostante la telemetria ci sono volute tante ore di inseguimento per prenderlo e quando è stato lì davanti a noi, finito. Finito lui e a pezzi noi, non fisicamente, in quei momenti lì il fisico passa in secondo piano, un momento davvero triste. M13 era ancora caldo e già si pensava a come portarlo a imbalsamare e a metterlo in mostra.
Nel frattempo sono arrivati altri orsi molto più schivi e la gente sembra meno preoccupata ma adesso M13 è in mostra, il giorno dell’inaugurazione sono arrivate tantissime persone e autorità, teoricamente la mostra ha l’intento di illustrare come la presenza dei grandi carnivori sia collegata alla vita di queste montagne, illustra la biologia e le pratiche di allevamento di quando era normale che ci fosse, praticamente nessuno guarda i pannelli, le persone entrano e vanno dritte a vedere l’orso.
– Era proprio un bell’animale.
– Certo che è meglio da morto che da vivo.
Escono contenti e non allargano minimamente la loro visione.

In servizio. Stare sul territorio e accudirlo porta a vivere momenti straordinari.
In servizio. Stare sul territorio e accudirlo porta a vivere momenti straordinari.

Gli abbattimenti sono una faccenda delicata. Il desiderio dell’uomo di avere tutto sotto controllo è innato. L’orso e il lupo fanno quello che sanno e vogliono fare. Sono imprevedibili ma fanno parte dello stesso mondo.