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Il parco ha messo il lupo e noi dobbiamo togliere le pecore

2016 08 02 Gilles Mestrallet di Termignon
Col du Moncenis

Per incontrare Gilles Mestrallet mi sono fermata all'alpeggio Vachere. La famiglia che lavora qui è proprietaria da quattro generazioni. Uno dei figli è rimasto sotto una valanga poco lontano da qui facendo soccorso alpino con gli ski. - è la natura Il ritorno del lupo non è naturale. Il lupo non ci deve essere, soprattutto questi lupi artificiali.
Per incontrare Gilles Mestrallet mi sono fermata all’alpeggio Vachere. La famiglia che lavora qui è proprietaria da quattro generazioni. Uno dei figli è rimasto sotto una valanga poco lontano da qui facendo soccorso alpino con gli ski.
– è la natura
Il ritorno del lupo non è naturale. Il lupo non ci deve essere, soprattutto questi lupi artificiali.

Allevatore di bovini e caprini. 150 tra manze e vacche e 150 capre. Possiede una trentina di pecore ‘du tonne et marteau’ di cui è il figlio a occuparsi perchè lui, da quando è tornato il lupo e tante cose sono cambiate, non ne vuole più sapere delle pecore. Dall’età di otto anni ha sempre fatto il pastore, prima d’estate presso gli zii che avevano dieci vacche da latte e duecentocinquanta pecore con gli agnelli, poi con il padre all’alpeggio dell’Arpon dove la sua famiglia estiva da quattro generazioni. Insieme alle pecore hanno sempre tenuto cinque o sei vacche per il latte e il formaggio e si scendeva con i muli per venderlo. È arrivato a tenere fino a settecento pecore e sette o otto vacche in stalla e in alpeggio, nella stagione invernale faceva il pisteur sulle piste da ski. A questi animali la moglie ha voluto aggiungere cinque capre di cui si è sempre occupata lei per produrre anche formaggio di capra, all’inizio mungeva a mano e adesso sono 150. In alpeggio c’è un pastore con duemila pecore delle stalle di pianura.
Gilles e la moglie hanno il caseificio e il negozio a Termignon, lui sale due volte al giorno in alpeggio a mungere è una volta alla settimana va a vendere il formaggio in Tarantaise ad altri caseifici.

Non ho mai accettato il ritorno del lupo, nel 2003 i lupi si sono presi ottanta pecore.
I cani da guardiania sono delle nullità, causano solo problemi con i turisti, scappano e pensano solo a mangiare. Se non ci fossero i lupi, non ci sarebbe bisogno dei patou. In vent’anni a Termignon da quattromila a settecento pecore. Le pecore impaurite e guardinghe producono di meno, aumentano i costi perchè bisogna potersi permettere un pastore e i patou. Radunando il bestiame in recinti vicino alle case per tenerli al sicuro di notte, il terreno super pascolato, pestato e coperto di deiezioni viene invaso dalle erbacce e si rovina. Le mucche non possono pascolare negli stessi posti delle pecore, togliendole molti posti vengono invasi da vegetazione pioniera e i pascoli più ripidi diventano macchie impenetrabili dove il lupo si nasconde e prolifica ancora di più. O il lupo o le pecore, non possono coesistere.

Questi lupi non sono tornati da soli, sono stati portati e sono incrociati con i cani. Il vero lupo attacca un solo animale di notte lontano dai paesi, questi sono domestici, vengono vicino ai paesi, uccidono tanti animali. A Termignon hanno preso una cerva rincorrendola per le vie del paese.
Gli accertamenti non arrivano subito, se gli avvoltoi e i gipeti arrivano prima del l’accertamento fanno sparire le tracce e non arrivano neanche i risarcimenti. Il gipeto lo hanno messo loro. Prima il gipeto e poi il lupo.

Il ritorno del lupo fa male perché ha diviso molto.
Nel 2004 abbiamo fatto una manifestazione e ho portato tutte le pecore per bloccare la strada nazionale per sei ore. Quando le abbiamo portate via e messe a mangiare nei giardini pubblici, la guardia ha manifestato il suo dissenso ed è successo un putiferio. Per me quella era erba, per la guardia era un giardino e non siamo riusciti a metterci d’accordo senza arrivare allo scontro.
L’anno scorso c’era la riunione per la Carta del Parco. C’erano quattrocento persone nella sala delle feste e molti dissensi. Alle dieci e trenta gli agricoltori si sono alzati tutti insieme e sono usciti per poi rientrare tutti insieme e imporre di eliminare i lupi del parco. È arrivata la gendarmerie ma non è successo niente. Abbiamo portato da mangiare per tutti e siamo rimasti lì a discutere. Nessuno poteva bere alcolici per non degenerare.
Alle quattro di mattina sono andato a mungere è così dovevano fare anche gli altri. La sala si è svuotata e il personale del Parco è stato rilasciato.

Nel parco c’è gente in gamba ma vengono da fuori, hanno studiato, non sono sul terreno, non possono capire.
Il nostro lavoro non si impara a scuola, è legato a questo territorio. Se c’è un albero caduto sul sentiero che porta al pascolo, lo taglio, se c’è una frana che rende pericoloso il passaggio delle mucche, sposto le pietre, se c’è il lupo? Per poter lavorare devo eliminare quello che mi impedisce di farlo. Il lupo lo devono eliminare quelli che lo hanno messo.