La gher tra le nuvole

Mentre attraversavamo quella pianura e i cavalli stavano impazzendo per gli insetti, vedevamo lassù due gher. Per venti chilometri niente, lì due pallini bianchi, poi altri chilometri senza niente. Comincio a credere che le gher siano bianche apposta per essere viste da lontano dai viaggiatori. Abbiamo tirato dritto verso i pallini bianchi.
-abbiamo due possibilità: chi abita su quella cresta odia l’umanità o ne ha talmente tanta che puo’ permettersi il lusso di vivere in mezzo al vento.

La gher tra le nuvole

Quassù, su questa cresta rotonda esposta a tutti i venti, gli insetti si sono dileguati e i cavalli distesi.
Questa famiglia vive tra le nuvole e ha un gregge di pecore che copre la terra senza erba come le nuvole rade riempiono il cielo. Terra rossa e pecore, nuvole e cielo azzurro.
La signora delle nuvole stava riparando il tonoo (copertura della cupola sommitale della gher) che aveva bisogno di un rinforzo ai tiranti.
Pensare che bastino due centimetri di feltro di lana per ripararsi dalla pioggia da noi sarebbe impossibile, qui la maggior parte delle tende non hanno niente che copra la cupola centrale. C’è un clima talmente asciutto che anche la pioggia è asciutta!
Vastità intorno e umanità dentro. Marito e moglie, figlia e figlio. Ogni tanto arriva una moto, qualcuno porta qualcosa o cerca notizie e se ne va. Per tutti c’è una tazza di tè e borzok con la crema.
Io sono crollata e quando mi sono svegliata avevano già munto.
Abbiamo mangiato insieme e mi hanno curato la ferita. Per una volta va meglio per davvero. Saranno le nuvole, sarà la cura, sarà che questa resina di una pianta che non capisco cosa sia,  funziona per davvero.

La gher del campione

Da lontano le gher si assomigliano tutte

Nella gher del campione il tempo si è fermato. Sono scesa di sella lì, davanti alla sua porta. La porta era aperta. Lui è uscito e prima di tirare fuori la cartina gli ho offerto una sigaretta. Lui ne ha tirata fuori una, poi ha tenuto il pacchetto tra le mani per un momento e se lo è messo in tasca.
Mi ha proposto una tazza di tè, ho impastoiato Azimuth e Tgegherè e sono entrata.
Come ogni volta sono rimasta stupita da quanto siano diverse queste tende all’interno. Da fuori si assomigliano tutte. L’arredamento di ognuna è disposto nello stesso modo. Ognuna è diversa dalle altre.
In questa regnavano ordine e pulizia, ma c’era un qualcosa di grigio che copriva ogni cosa. Dietro la stufa c’era il bricco del tè che era freddo ma buono. Di fianco al bricco c’era una ciotola piena di harold e borzok (sorta di pane fatto con una pastella lievitata velocemente e fritta nel grasso). Anche quelli erano ingrigiti, come se fossero lì da anni.
Vicino all’altare c’è sempre un quadro con istantanea che ritraggono i membri della famiglia. Qui c’è n’erano due: uno a destra e l’altro a sinistra. Le foto erano molto sbiadite. La moglie del campione si vedeva solo in due di esse: giovanissima e bellissima, ingrigita anche lei. In tutte le altre c’erano lui e i suoi tre figli.
Ad ogni momento si sporgeva dalla porta e guardava verso valle.

Il campione con alcune delle sue medaglie.

Una delle foto riprendeva un momento della gara dei bambini al Naadam. Gliel’ho indicata e lui mi ha mostrato la medaglia che aveva vinto in quella gara e mi ha detto che tutta la fila di medaglie di quel drappo di stoffa erano state vinte da lui alle gare con i cavalli. Altre medaglie erano state vinte da lui alle gare di lotta e adesso è campione di tiro con l’arco. In mezzo a tutte le medaglie troneggiava un piatto argentato che mi sembra di aver capito essere un premio di buon cittadino. Una delle foto mostrava lui mentre lo riceveva dal presidente della repubblica a Ulan Bator.
Non c’era latte in questa gher, lui ha solo capre. Insieme al tè freddo mi ha offerto delle fette di pane e del latte condensato.

Il campione si è messo il cappello per farsi fotografare insieme alla testa dell’orso che ha ucciso tanti anni fa. Sulla destra, il piatto argentato di cui è ancora più fiero.

Per quanto mi fossi guardata intorno, non avevo visto la cosa più incredibile di questa tenda perché, seduta dov’ero, si trovava dietro le mie spalle. Me l’ha mostrata lui prima che uscissi: la testa impagliata di un orso, ingrigita come tutte le altre cose. Si è battuto la mano destra sul petto prima di indicarmela.
Era la tenda di un campione. La gloria di grandi momenti riempiva ogni angolo. Lui e la scintilla potente del suo sguardo sembravano l’unica cosa sopravvissuta. Si capiva che sarebbe stato contento se mi fossi fermata lì, ma ero partita da meno di un’ ora, la giornata era perfetta, i cavalli volenterosi e me ne sono andata. Spero che la persona che stava aspettando sia arrivata presto a riaccendere la scintilla dello sguardo glorioso del campione.

Naadam di Tudevtei

-A Tudevtei domani inizia il Naadam!
-che bello.

Un momento di sosta prima di svoltare a ovest

Mi sono messa in pista senza soste per arrivare il prima possibile. Sono stata superata dalla gara dei bambini che galoppavano tornando al villaggio.
Sono arrivata qui è c’era una festa a basso volume.

Tgegherè preferisce stare in mezzo alla gente e farsi ammirare
Azimuth preferisce stare dove puo’ tenere sotto controllo tutto e tutti.

Il Naadam è la festa per tutti. Ci sono le gare, le leccornie e i canti.
Cavalli da tutte le parti: quelli delle gare e quelli degli spettatori che vanno e vengono a cavallo.

Cavalli da tutte le parti

Nessun posto per legare Azimuth e Tgegherè ma erba da tutte le parti. Mi sono fermata in fondo all’area della festa, dietro le postazioni della gara di tiro con l’arco. Ho provato a impastoiarli e loro si sono messi a brucare come se non ci fosse nessuno intorno. Valli a capire! Certe volte basta un furgoncino in lontananza per farli spaventare da morire e qui con tutta la gente che va su e giù in moto, in auto e a cavallo, gli altoparlanti, teli che sbattono al vento, non fanno una piega.
Mentre dissellavo, quell’angolino fuori dalla festa è diventato una calamita e sono arrivate tantissime persone. Stavo per cambiare idea e andarmene e dalla parte opposta hanno richiamato l’attenzione per la gara di lotta.

La gara di tiro con l’arco ha anche la categoria femminile.

Siamo rimasti tre o quattro e poi si sono dimenticati di me. Non mi sono allontanata dalla gara di tiro con l’arco, anche se appena mo sono allontanata dal materiale nessuno si è più avvicinato.

Le personalità di Tudevtei, saputo di me sono venute a salutare e hanno voluto farsi fare una foto con me. È stato un onore partecipare al loro Naadam.

Un rispetto enorme. Nessuno ha toccato i cavalli, nessuno ha toccato il materiale, nessuno parlava inglese. Ecco, forse il fatto che in tutto il villaggio nessuno sappia dire una parola in inglese è un parametro per riconoscerlo ancora libero..
Finita la giornata di festa, mentre gli ultimi ritardatari andavano via, il cielo è diventato nero nero. Ho caricato i cavalli, sono salita verso la montagna, mi sono fermata appena ho trovato due pali di legno per tirare il telo.

Un attimo dopo la tempesta. Brrrr!!!

Appena è stato tutto al riparo è arrivato un finimondo di cinque minuti e nei cinque minuti successivi è sbocciato un tramonto da fine del mondo.
Tutto asciutto. Riparte la musica Laggiù alle porte del villaggio. Noi dormiremo qui.

Il mattino dopo la tempesta.

Carosello

2018_07_01 Mannustaii Bag
Accampata di fianco al fiume in corrispondenza di un recinto abbandonato e quasi distrutto per avere picchetti per il telo e legna per cucinare. Picchettato Tgegherè e lasciato impastoiato Azimuth perché andasse un po’ dove voleva lui. Stavo per accendere il fuoco e loro due hanno alzato di colpo la testa smettendo di mangiare. Lontano si vedevano dei bambini a cavallo che venivano verso di noi.

Qui ho solo le foto di quando li ho visti arrivare un attimo dopo questo momento di quiete assoluta. Passarle dal computer al telefono è troppo complicato per le mie doti tecnologiche, rimando alla fantasia di chi legge inventarsi la bellezza di quel momento… Ero estasiata. Non sono riuscita a fare niente.

Ho smesso di fare qualsiasi cosa per godermi lo spettacolo.  I cavalieri sono arrivati e hanno iniziato un carosello intorno ai ruderi del recinto che facevano da scenografia di una scena che sembrava inventata.
Leggeri, senza sella tranne un paio, ogni smorfia per farmi capire qualcosa era talmente chiara da sembrarti nella mia lingua. Ognuno di loro portava un cavallo al seguito. Non si fermavano mai. Continuavano a girare con disegni sempre nuovi e il cerchio del vecchio recinto sembrava fatto di mille figure in cui erano compresi Azimuth e Tgegherè che si sono messi vicini ma hanno continuato a brucare mentre i ragazzini gli giravano intorno a un ritmo incalzante e delicato insieme.

Splendido Batsuren

Erano accompagnati da un ragazzo più grande. Lui dopo qualche giro si è fermato ma non è sceso di sella. Aveva un dell azzurro con la cintura gialla e uno sguardo limpido. Batsuren. Stava lassù, mi indicava le redini e gliele mostravo. Mi indicava la sella e gliela mostravo.
Man mano la sua espressione diventava più amichevole.
Sono andati via dopo quasi un’ora.

Il giorno prima del matrimonio

2018_07_01 Mannustaii Bag
La sposa stava dipingere di verde la porta della gher. Io non sapevo che ci sarebbe stato il matrimonio, mi sono fermata per chiedere indicazioni.

Benvenuta nella mia gher

Il giorno prima del matrimonio tutti i parenti vanno a trovare la sposa. Senza saperlo sono stata la prima ospite della giornata.
C’è una pietanza riservata alle grandi occasioni che mi è già capitato di incontrare tre volte: si tratta di intestino di diversi animali ripieni di sangue fatti bollire in un brodo che diventa man mano sempre più grasso. In quello stesso brodo viene fatta cuocere la pasta che viene fatta sul momento, tirata su un piano di legno appoggiato su un letto ed essi Ata rapidamente appoggiando sulle parti libere della stufa e tagliata a striscioline e simili a tagliatelle.

La sposa tira la pasta

Sono arrivata in quel momento è mentre bevevo la mia tazza di tè, mi è stato presentato un piatto di un chilo e mezzo di interiore bollite. Tutti lavoravano per preparare il banchetto. Sul lato opposto alla porta c’erano due tavoli su cui all’inizio c’era solo la tovaglia e man mano arrivavano piatti di tutti i colori. Quando ho finito la mia razione i tavoli erano pieni di cose che non avrebbe più potuto starci altro e dalla porta erano entrate nella gher almeno quindici persone.

Il tabacco da fiuto è una tradizione speciale della Mongolia. Merita un discorso a parte, spero di avere occasione di approfondire.

Ogni uomo che arrivava si sedeva intorno ai tavoli e offriva tabacco da fiuto agli altri commentato che ricambiavano con il loro. Le donne si sedevano tutte sul lato destro della tenda e chiacchieravano.
La madre della sposa continuava a impastare palline di pasta e la sposa le tirava e le tagliava.
Finito di mangiare mi hanno offerto una scodella di tarag che forse è quello che mi ha permesso di sopravvivere al banchetto che per me era davvero abbondante.
La bacinella con le interiora era guardata come un vassoio di pasticcini e ognuno sceglieva i pezzi che lo ingolosivano di più mangiandoli mentre guardava quale avrebbe scelto dopo. Nessuno ha tirato fuori il coltello, c’è n’era uno per tutti dentro la bacinella.
Mi hanno ripetuto più volte di fermarmi per il giorno dopo. Non me la sono sentita. Già così mi sembrava di aver fatto l’ospite oltre il dovuto.
Avrei voluto avere qualcosa di bello da regalare alla sposa ma non ce l’avevo e le ho lasciato solo dei soldi e i miei auguri.
Mentre sellavo, gli uomini ospiti della gher si sono seduti a fumare vicino ad Azimuth e Tgegherè per godersi lo spettacolo. Fumavano, chiacchieravano e facevano finta di essere lì per caso.

Non potevano perdersi uno spettacolo così!!

La sposa era nella gher che friggeva altre leccornie.
Sono salita in sella e sono andata verso nord scendendo il fiume.

Ider gol o non Ider gol???

La valle incantata

2018_06_27 Zagast
Sembrava di salire verso il niente di niente. Una valle intera di pascoli con un ruscello argentato in fondo. La traccia saliva sulla sinistra orografica.

Nella Valle incantata finalmente è arrivata la pioggia: quella che alimenta i pascoli e nutre gli animali. Questa valle era la più popolata che io abbia incontrato nel niente di questi giorni

Un salto della valle con due tornanti e una cascatella.
Un altra valle di pascoli e gher da tutte le parti: isolate, a due a due, gruppi di gher. Acqua buona di una sorgente e il ruscello che continua a cantare là in mezzo.
Il passaggio per superare il salto di rocce lo avevo riconosciuto a malapena, altrimenti sarebbe sembrata una parete inespugnabile. Le paludi che abbiamo attraversato prima del colle sono una barriera altrettanto selettiva.
Quella valle pizzicata là in mezzo dove potrebbe non esistere niente mi ha ricordato la Valle incantata delle leggende walser. Qui però l’accoglienza è stata totale e generosa per i cavalli e per me.

Altankhutga mi ha chiesto il telefono per vedere le foto del viaggio e quando le ha scorse tutte, si è messo a giocare come farebbe chiunque abiti nella Valle incantata e così ci sono anche io!

La famiglia che mi ha indicato dove accamparmi non mi ha lasciata finché non sono andata a prendere un tè nella tenda. Era un tè con tantissimo latte, quello che ci voleva dopo il temporale!
Mentre ero nella tenda diluviava. Sul rosone centrale non c’era niente che proteggesse l’interno della tenda e l’acqua cadeva sulla stufa calda sfrigolando in vapore.

Il quadernino che come sempre mi soccorre in ogni momento.

Sono andata a montare il telo in mezzo ad Azimuth e Tgegherè. Altankhutga scuoteva la testa e voleva convincermi a dormire nella gher.
– no Altankhutga! Grazie, questa è la mia casa per quest’anno e ci sto davvero bene!
Non mi credono mai finché non mi vedono al mattino: mentre mi bevo il mio caffè sotto il telo senza uscire dal saccopelo quel niente di riparo sembra un castello.
Cavalli all’abbeverata. Cavalli in partenza, mandria di yak in arrivo. Mungitura. Mandria di yak in partenza, cavalli in arrivo.
Altro tè. Impossibile rifugiarmi nel mio angolo, succede sempre qualcosa o arriva sempre qualcuno.

Sembra tutto un gioco, i cavalli sono sempre al centro di ogni azione.

I cavalli sono sellati per tutto il giorno, pronti a partire per andare da qualsiasi parte. Le due ragazze sono tornate in sella, quando era ormai quasi buio. Sembravano felici e i cavalli anche.
-Saikh amraré!

Rifugio sulle montagne

Mi ero fermata ai limiti del villaggio per aggiornare il sito nell’ulnell posto dove c’era un po’ di segnale.  Nessuno all’orizzonte, temporale gigante in arrivo, erba e acqua per i cavalli e due pali per tirare il telo. Scarico tutto, monto il telo, mangio e mi metto a lavorare.

Inutile dirgli di sparire. I cretini pensano sempre che gli stai facendo i complimenti!

Arrivano dei ragazzini. Dicono che la testiera di Azimuth è molto bella e fanno capire che la vogliono per loro. Gli dico che ho due cavalli e due testiere e che non posso andare avanti senza.
Niente, non si mettono il cuore in pace. Tornano con dei soldi ma non voglio soldi. In più quella testiera me la aveva regalata Silvia e non la darei a nessuno neanche se fosse inutile e brutta. Se ne vanno di nuovo.
Tornano girando largo e uno di loro prova a salire su Tgegherè che è impastoiato e legato alla corda.
Scoppio.
Voi cari mongoli che mi insegnate che per rispetto del cavallo non si passa sulla corda a cui è legato, vi permettere di salire sullo stesso cavallo legato e impastoiato????
Siamo impazziti!!
Un po’ di andirivieni così è le cose sono precipitate a causa del più avido dei quattro. I cretini sono uguali in ogni parte del mondo.
Ok. Appena finisce di piovere smonto il telo e sello i cavalli che credevano di essere arrivati.

Al mattino è tutto più bello!!!

– cosa stai facendo?
– sto sellando due cavalli mongoli
– e dove vai?
– non lo so
– ma tra mezz’ora sarà buio
– meglio, così nessuno mi vedrà
E me ne sono andata. Non sono andata dove avevo detto a chi me lo ha chiesto. Alla prima curva della strada sono salita sulle montagne senza pista. Ho trovato un accampamento invernale pieno di erba e ho montato il telo senza accendere la pila.
Notte di diluvi per alzare il morale. Risveglio di tempeste.

La gher di Bat Amgaraa e Dolgorjaw

Guardo la cartina per capire cosa ho combinato in quelle due ore fuoripista e mi sembra stupido tornare sulla strada. Sello e finisco la salita che porta a una cresta di pascoli e foreste. Bussola alla mano sono arrivata a una traccia di animali che scende 12 chilometri più in là e va ad intercettato la strada per Tudevtei molto più avanti di dove l’ho lasciata.
In fondo alla traccia c’era una valle verde verde con alcune gher sparse e sono andata verso quella più lontana dalla strada.
Ci vive una bella famiglia. Lei dolce e forte. Lui timido. Due bambine e due bambini. Mi hanno accudita e soprattutto mi hanno rialzato la fiducia nell’umanità.

Il bel tramonto ai piedi della montagna selvatica

Grazie a quattro cretini ho attraversato un posto talmente selvaggio che non ci vanno neanche i mongoli e sono andata ad atterrare nel posto giusto per dimenticarmi di loro. Fanno splendere ancora di più l’umanità di chi vale la pena incontrare.

Tè al latte, pane e crema

2018_07_01 Khairkhan Uul
Dopo la mungitura il latte di yak viene filtrare e messo a bollire sulla stufa della gher in wok più larghi della stufa.

Quando è pronto il wok viene appoggiato sui piedi di uno sgabello girato al contrario dove passa tutta la notte.

Non è possibile fermarsi,
chiedere un’informazione e andare via. Come minimo compaiono il classico termos di tè al latte, pane e una scodella di crema del latte del giorno prima.no

Al mattino si alza la crema e si mette da parte. Con il latte magro si fanno tutte le altre lavorazioni.
In ogni tenda dove mi sono fermata anche solo a chiedere informazioni mi sono stati offerti tè al latte e pane con la crema del giorno.
Stamattina Ogton, prima di andare a mungere mi ha portato un termos di té al latte, alcune fette di pane e una scodella di crema.

Il termos di Ogton

È stato bello.
Colazione a letto ascoltando i cavalli brucare.

Harold di Tarag

La voce

2018_06_29 Baiasjikhin Davae

Non ho foto, era troppo buio e comunque avrei rovinato tutto. Il posto era questo, i cavalli erano felici perché c’era un erba sopraffina, il telo ha fatto il suo dovere.

Stavo per infilarmi nel saccopelo. Il cielo era ancora chiaro ma non si distinguevano più i colori. Tgegherè ha alzato la testa e ha smesso di colpo si brucare. Vigile.
Un verso ha riempito tutta la valle trasformandosi in un canto dolce e potente. Veniva dalla direzione dove guardavano i cavalli.
Silenzio.
Rumore di galoppo sull’erba di un cavallo senza ferri.
Raggiunto il mio telo l’ombra si è fermata e non si sa come, abbiamo iniziato a parlare. Lui in sella e io seduta per terra.
-domani devi salire di là e andare sempre a ovest finché non trovi la pista.
-grazie, domani.
-dormirai qui?
È sceso da cavallo e si è sdraiato per terra.
-sì, c’è un buon pascolo (e acqua a per il caffè!)
-fa freddo!
-no, non fa così freddo! Ma tu dove vai adesso? Torni indietro?
Dopo cinque minuti di silenzio in cui ascoltavamo i rumori della notte e i cavalli brucare, si è rimesso in sella e ha proseguito.
-Saikh amrarè
Inghiottito dal buio sulla via del passo.
Silenzio.
Un verso ha riempito tutta la valle trasformandosi in un canto dolce e potente.
Silenzio di nuovo. Lo stesso canto si è ripetuto più in alto e più avanti.
Una voce mi ha indicato la via per domani.