Bayarté

Costellazione di gher

Cammina, cammina, siamo quasi al confine. Più vado avanti, più quello che vedo mi sembra impossibile e più mi sembra impossibile che da qui a qualche giorno dovrò farne a meno.
Mongolia, una terra che somiglia ad un cielo costellato di gher con tutto quello che gira intorno e dentro alle gher.
Più vado avanti e più mi sembra di essere rimasta troppo in superficie, di aver solo guardato il colore della buccia di un frutto coloratissimo, accontentandomi di immaginarne il gusto.

Cielo solido

 Mongolia: una terra che scorre sotto un cielo enorme. Dove di notte, quando ho potuto permettermi il lusso di non montare il telo, avevo l’impressione di essere in mezzo a una sfera di stelle talmente rotonda, talmente trapuntata di stelle da farmi mettere in dubbio tutta la fisica che avevo studiato a scuola. Dove di giorno le nuvole vengono, vanno, scoppiano in temporali e si tingono di arcobaleni. A volte, mentre domina il viaggio, questo cielo è proprio un compagno di viaggio: fa sorridere, piangere, ammalia e spaventa. Inutile cercare di sfuggirgli, qua non ci sono tettoie e anche nelle gher il rosone centrale é aperto alle stelle, al vento e al diluvio.

Terra e cielo così confusi, hanno preservato un modo di vivere che sembra essere rotondo anche lui, una spirale di giorni che vanno dall’inverno più rigido all’estate più afosa passando attraverso le mungiture di tutti gli animali allevati qui e le diverse lavorazioni del latte, proprie di ogni stagione.
Bayarté Mongolia! Che la parola con cui si saluta quando si esce da una gher risuoni, senza che nessuno la dica, passando questo confine.
Mi piacerebbe saper cantare per salutare degnamente questo paese. Non ne sono capace, mi riempio di questo cielo, cammino su questa terra, scorro le pagine del taccuino magico che mi ha aperto molte porte da Tsetserleg a qui e cerco di rivedere tutte le facce che mi hanno scritto i loro nomi e messaggi. Una folla di sguardi profondi e mani indurite dal gelo mi viene incontro e spero che sopravviva al caos di Ulan Bator che ha un suo fascino, forse dovuto allo stesso cielo che la lega a tutto il paese, forse dovuto alle parentele. Lì é tutto il contrario che qui.

Frastagliato e verticale

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